Enrico Fiore
su Controscena
Josef K.? Fa il clown sulla pista di un circo
«Circo Kafka» si colloca fra il decisivo aforisma paradigmatico di Kafka («Il mondo interiore può essere solo vissuto ma non descritto») e la fondamentale affermazione di Benjamin: «Tutta l’opera di Kafka rappresenta un codice di gesti». E non c’è bisogno di aggiungere altro a proposito di questo spettacolo: davvero un gioiellino, un gioiellino scintillante d’intelligenza.
Gabriele Rizza
Il manifaesto
Dal cuore di tenebra di Kafka, il Kafka del Processo, Roberto Abbiati e Claudio Morganti, anch’essi novelli Indiana Jones, tirano fuori una esilarante partitura con «Circo Kafka». Un primo studio, che balla da solo, suona la cornamusa, fischietta l’armonica, sperso nell’arena del circo fra Brecht, Grosz, Beckett, Kraus. Abbiati recita, un Buster Keaton senza parole, tutto sussurri e grida, occhiate e stupori. Morganti lo dirige come un incantatore di serpenti. Ma è impossibile distinguere l’uno dall’altro. Il teatro se li mangia.
Enrico Pastore
Il gioco e il ruolo della rappresentazione.
su Rumor(s)cena
Un processo che Josef K. subisce nella piccola stanzetta di un sottotetto e non riesce mai a farsi tragico ma nemmeno pienamente comico. L’ingranaggio in cui cade Josef K, costituito da una finissima partitura di azioni e suoni, procede come un carillon inceppato, a scatti, per piccole farse ed episodi, sempre in bilico tra una trasognata levità e l’inquietante ineluttabilità dell’insensato procedimento.
Andrea Balestri
su Lo sguardo di Arlecchino
Kafka a orologeria
Se avete presente l’espressività e la sapienza teatrale di Abbiati (in questo caso aiutato nella regia da Claudio Morganti) non vi sorprenderà che tutte queste parti siano interpretate senza (quasi) nessuna parola e in appena cinquanta minuti.
I due teatranti mettono in piedi una macchina scenica puntuale, insieme raffinata e artigianale.
Leonardo Favilli
CIRCO KAFKA : lo stupefacente baraccone della giustizi
L’allestimento di Claudio Morganti è spietato e non lascia scampo allo spettatore che, come in un improvviso strappo nel cielo di carta, si rende conto che davanti a lui la rappresentazione non è sogno né chimera
Mario Bianchi
su KRAPP’S LAST POST
Abbiati e Morganti costruiscono un vero e proprio circo in cui si aggira uno Yorick contemporaneo, buffone, artista incompreso, disperatamente solo, così simile al teatro che dovrà soccombere, all’interno di una società in cui l’arte vive reietta e ignorata.
Giuseppe Di Lorenzo
L’invisibile armonia di Circo Kafka su “Altrevelocità”
Mi rendo conto che sia difficile descrivere questo spettacolo senza scadere nella lista della spesa, ma Circo Kafka è talmente saturo e veloce che non ci si crede: è come una serata al circo da bambini, in cui forse ci aspettava più risate e più sconcerto, ma non per questo risulta meno efficace.
Simona M. Frigerio
REPORT 29 E 30 GIUGNO 2019
Funzionali le scene, precise le luci. Eppure non passa nulla. Tra performer e spettatore dovrebbe crearsi una qualche forma di comunicazione, empatica o intellettuale. Al contrario, forse a causa di una costruzione drammaturgica che non è in grado di creare un autentico climax per il momento dell’esecuzione – vera o simbolica che sia – lo spettacolo gira un po’ a vuoto.
Renzo Francabandera e Matteo Brighenti
su PAC Paneacquaculture
Abbiati/Morganti e Kafka: il processo della povera gente
Così, senza parole, rimangono pure Roberto Abbiati e l’intero Circo Kafka messo su da Claudio Morganti in un rivoluzionato Magnolfi Nuovo di Prato. Abbiamo a che fare con una specie di “teatro onomatopeico”, che fa leva sulla capacità di immaginazione e immedesimazione del pubblico. È un canto funebre intimo, fragile e sognante, in cui, prima che capire, bisogna provare a lasciarsi trasportare.
Affidato alle doti mimiche di Abbiati, a un dedalo di oggetti di scena tutti realizzati artigianalmente, alla partitura sonora, al bel disegno luci, questa creazione abbina semplicità di comprensione a rimandi a codici e a suggestioni molto profonde per gli appassionati delle arti sceniche e della letteratura:
di Renzia Dinca
su RUMOR(S)CENA
Magnifica partitura per corpo e suono
Un piccolo – grande saggio di teatro all’ennesima potenza, un concentrato di poetiche fra letteratura alta
Affiancato in scena dal musicista Johannes Schlosser, creatore a sua volta di forti suggestioni in perfetto feed back autorale. È così che Circo Kafka dimostra di essere uno dei lavori più interessanti visti finora nella stagione del Teatro Metastasio di Prato. Si assaporano infatti felici consonanze fra i tre artisti, Abbiati, Schlosser e Morganti, coraggiosamente in grado di sfilarsi ruoli di interazioni reciproche per la riduzione di un lavoro letterario complesso: Il Processo, romanzo di un mostro sacro della letteratura europea e mondiale, l’ebreo di Praga Franz Kafka.