debra libanos, il “passato” per le armi

di Roberto Abbiati e Lucia Baldini

assistente alla regia Lucia Baldini
video Nicolò Colzani

consulenza di Alberto Elli
prodotto dal Teatro de gli Incamminati 
con la collaborazione di
Armunia centro di residenze artistiche Castiglioncello Festival Inequilibrio
Diffusioni/KanterStrasse Teatro,
Teatro di Bucine, Arezzo
Archivio dei diari di Pieve Santo Stefano e gli eredi di Olimpio Pasquinelli

Nel 1936 siamo arrivati nell’Africa orientale con il mito del colonialismo e abbiamo messo lì un viceré, perché il re ce lo siamo tenuti in Italia, il governo ce l’aveva uno solo, il Mussolini, che si era scelto invece come soprannome “Duce.”
Quando è nato il principe di Napoli: Vittorio Emanuele di Savoia, bisognava festeggiare come nelle favole il re, la regina, il viceré, il maresciallo, il duce, i soldatini e la banda.
L’Etiopia l’avevamo occupata con la guerra, una splendida e avventurosa guerra. Di battaglia in battaglia era diventata Italiana. Tutti si festeggiava il principino appena nato, in patria e nell’Impero.
Ma visto che eravamo fascisti e ci si comportava da imperialisti era come essere in guerra sempre, perché mica a tutti andava bene essere occupati, e al nostro viceré gli fanno un attentato mentre brindava alla dinastia dei Savoia.
La rappresaglia italiana è immediata, il duce e il Graziani, che era il viceré, si raccomandano che i primi a essere “passati per le armi” siano i cantastorie. Così nessuno potrà raccontare e ricordare. Poi “passano” tutti gli altri: i sospettati e i neri. Quindi tutti.
A Debra Libanos l’antico monastero copto sulle montagne etiopi si “passano” i monaci e i pellegrini durante la festa di san Michele, così, quasi per gioco.

Io sono un cantastorie italiano e mi vergogno un po’ per quello che abbiamo combinato in Africa orientale, mica come italiano, come essere umano.

Era bello il monastero e pieno di cultura prima che lo avvolgesse il silenzio.

RECENSIONI

Quotidiano di Bari

Il clown scosta il sudario
di Italo Interesse

In un odore di sangue e polvere da sparo, in mezzo a frammenti di missive criminose fatte simbolicamente a pezzi, tra proiezioni, canzoni a voce spenta e deboli pizzicate alle corde di una chitarra si snoda un racconto toccante e ben confezionato ; la drammaturgia è dello stesso Abbiati e di Lucia Baldini. Abbiati è molto bravo. Col corpo, anche più che con la parola, afferra la platea e la riduce a un silenzioso esercizio d’attenzione che ha quasi del liturgico.
“Debra Libanos” è una di quelle storie per cui “la pietà va via dal vocabolario per la vergogna”. Ma la rivelazione contenuta nell’epilogo della messinscena (di cui avrebbe potuto anche essere il prologo) riporta indietro la pietà. Di recente gli Etiopi hanno rimosso il monumento che ricordava la strage di Debrà Libanòs sulla base di una semplice considerazione : Se quel ‘gesto’ è stato perdonato, non ha più senso un monumento che grida vendetta. Se ciò non è porgere l’altra guancia, è quanto meno un rimettere un debito al proprio debitore.

La gazzetta del Mezzogiorno

Un Etiopia “al sangue” con Abbiati
di Nicola Morisco

Muoiono per primi i griot, i cantastorie, perché non si tramandi più il racconto e la storia di un popolo. Quella faccia da clown ora si disfa in un trucco sbiadito e scomposto.
I suoni di scena incalzano, sono i suoni della guerra., potenti e terribili. Il soldato che chiedeva di fumare, quella sigaretta non l’avrà mai. E’ semplice la voce di Abbiati come di chi sta raccontando un fatto a una platea di amici, ma è un fatto atroce al centro di uno spettacolo che è poesia e amore per l’umanità.

Puglia Eccellente

Debra Libanos inaugura il peso della farfalla
di Emila Brescia

Un lavoro quello del bravissimo Roberto Abbiati tutto all’insegna dell’artigianato teatrale, evocativo anche della memoria di Coupeau, che l’artista è capace di declinare, ottimamente, fin negli oggetti scenici utilizzati: bidoni e secchi di metallo che, previa redenzione degli stessi dalla loro ormai inutile funzione originaria, sono stati magicamente trasformati in strumenti musicali a percussione.
Abbiati ci ha donato una pièce con cui attraversare con poetica tenerezza la profondità umana sia pure tramandando parte di storia segnata da ignobili eventi, in una miscela di atmosfera teatrale drammatica e ludica.